L’ambiente e le nuove azioni della Corporate Social Responsability

Son trascorsi quasi 70 anni da quando comparve negli stati Uniti, per la prima volta, l’espressione Corporate Social Responsability (CSR). Già da allora, nell’immediato dopoguerra, iniziava lentamente quel percorso di presa di coscienza del ruolo dell’impresa come player del cambiamento sociale ed ambientale. Negli anni questa nuova consapevolezza non si è fermata al CSR. Si sono anche diffusi modelli di certificazione internazionale B-Corp che permettono di classificare le aziende aderenti non solo in base al fatturato ed alla propensione alla crescita ma anche attraverso il positivo beneficio sociale e/o ambientale prodotto, il tutto senza avere o pretendere dei benefici fiscali ma semplicemente operando una scelta consapevole di posizionamento sul mercato.

In poche parole si sta delineato un nuovo paradigma: fare business, produrre ricchezza, guardando la bussola orientata sempre all’impatto sociale positivo e preservando l’ambiente. Tra i fattori inquinanti o fortemente impattanti utilizzati per la produzione, sia i consumatori che i produttori, hanno da tempo puntato il dito sull’abuso di utilizzo di plastiche in ogni settore della vita quotidiana. Hanno senz’altro contribuito ad accelerare il processo già in atto, le notizie sulla plastica trovata addirittura al Polo Nord, oppure i dati sulla quantità di materiale plastico riversato nei mari di tutto il mondo. È sufficiente riportare quello su il solo Mediterraneo: per il WWF sono 570mila le tonnellate di plastica che finiscono ogni anno in acqua, l’equivalente di 33mila bottigliette al minuto. Su questa scia sono già moltissime università, aziende, uffici pubblici, città intere, addirittura lo Stato Città del Vaticano e, come vedremo, persino compagnie aeree impegnate ad invertire la tendenza, puntando sul “plastic free” sia per i consumatori che dal lato dei produttori: c’è chi punta a scegliere o a produrre rinunciando al packaging oppure scegliendo di dotarsi di una borraccia al posto delle innumerevoli bottigliette d’acqua, archiviando così l’usa e getta.

Va detto anche che seguire questo “nuovo orientamento” può rappresentare un costo, in un recente sondaggio Ipsos di aprile 2019 si rileva che:

  • una persona su cinque (20%) attribuisce la responsabilità per lo smaltimento dei materiali da imballaggio alle società produttrici di beni confezionati.
  • Più di un terzo (34%) indica la difficoltà di gestire i rifiuti non riciclabili tra le principali emergenze ambientali, insieme al riscaldamento globale e l’inquinamento atmosferico.
  • Nonostante i prodotti usa e getta e i materiali non riciclabili siano fonte di preoccupazione per l’81%, solo il 14% è disposto ad assumersi l’onere dell’eventuale surplus economico per gli imballaggi eco-sostenibili.

Nel complesso, i consumatori ritengono che spetti alle aziende assorbire l’aumento dei costi di produzione del packaging riciclabile. Le risposta delle attività produttive non tarda ad arrivare, accelerando l’adeguamento al nuovo paradigma produttivo. I dati ci mostrano che l’Italia è tra i primi paesi in Europa e nel mondo per numero di certificazioni rilasciate da organismi accreditati, con oltre 20mila aziende che hanno fatto una scelta “green”. Come accennato, ci troviamo di fronte ad imprese che hanno scelto di ridurre o eliminare la plastica nel proprio ciclo produttivo sostituendola con materiali biodegradabile oppure scegliendo di eliminarla del tutto. Ma poi ci sono aziende altrettanto degne di nota che, pur non producendo materiali plastici, scelgono di cambiare le proprie abitudini puntando sulla via “plastic free” per dipendenti o clienti, abbandonando l’uso di bottiglie di plastica o, in generale, di materiali usa e getta. Enel, Sky, Rai oppure Terna sono solo degli esempi di grandi aziende italiane che hanno scelto questa via. Degna di nota, se non altro per la difficoltà di realizzazione, è Easyjet che ha scelto di abbattere il consumo di plastica durante i voli operando sostituzioni con materiali biodegradabili oppure praticando sconti ai passeggeri che utilizzano propri contenitori riutilizzabili.