L’importanza dell’acqua pubblica in Italia

L’acqua del rubinetto è meno sicura?

Lo sapevi? L’Italia è un paese ricchissimo d’acqua e anche di ottima qualità! Nonostante questo molte famiglie italiane pensano che quella in bottiglia sia più buona e sicura. Beh, non è proprio così. L’acqua pubblica, quella che arriva nei rubinetti delle nostre case e scorre nelle fontane delle nostre città, è soggetta a moltissimi controlli, molti di più di quelli a cui è sottoposta quella in bottiglia. Qualche esempio? Secondo i dati raccolti da Legambiente, a Roma vengono eseguiti circa 250.000 controlli l’anno; a Genova 220.000; nelle province di Milano, Pavia e Lodi 350.000;  in Emilia Romagna e Puglia oltre 100 al giorno. Certo, esistono purtroppo anche aree del nostro Paese dove c’è una cattiva gestione della rete idrica, una altissima dispersione e una grave approssimazione nei processi di verifica della qualità. Per fortuna, però, si tratta di casi isolati e ben noti, sui quali bisogna certamente mantenere alta l’attenzione. Negli ultimi anni, anche grazie agli sforzi a livello europeo, la qualità dei controlli è sempre più accurata. L’Italia ha recepito le indicazioni comunitarie e, entro il 2025, ci doteremo di un “Piano di sicurezza per l’acqua potabile” (anche noto come Water Safety Plan) che  introdurrà ulteriori parametri di analisi e controlli più serrati. L’obiettivo è chiaro: garantire sempre di più l’accesso sicuro all’acqua attraverso un monitoraggio capillare lungo tutta la filiera. Solo così, infatti, è possibile assicurare la massima protezione della nostra salute.

L’emergenza plastica e il record italiano

L’Italia detiene un triste record europeo. Siamo infatti i primi consumatori di acqua in bottiglia in Europa, con oltre 8 miliardi di contenitori di plastica venduti ogni anno nel nostro Paese. Si tratta di centinaia di migliaia di tonnellate di CO2, un potenziale danno ambientale disastroso. Gli italiani, mediamente, consumano 206 litri di acqua in bottiglia a persona nel corso di un anno: solo il Messico è davanti a noi in questa classifica. Secondo il WWF, nel 2016, “53.000 tonnellate di rifiuti plastici sono state disperse nel Mar Mediterraneo, tanto che le zone costiere italiane registrano tra le più elevate concentrazioni di rifiuti plastici. La “Blue Economy” italiana, la terza più grande in Europa, perde circa 67 milioni di euro l’anno a causa dell’inquinamento da plastica”. Sono dati che spiegano perfettamente la dimensione e l’impatto del problema, e anche il grave danno che esso genera sulla nostra economia, a partire da quella del turismo.

Cosa possiamo fare?

Quella climatica è la più grande sfida dei nostri tempi. Serve un impegno eccezionale e condiviso per assicurare alle prossime generazioni (ma anche alla nostra!) di poter godere della bellezza dei nostri mari. La nostra Terra, l’unica che abbiamo, ha una brutta febbre che rischia di mettere a repentaglio la vita di milioni di esseri viventi, compresi gli umani. Ai Governi di tutto il mondo spetta il compito di mettere al centro della propria agenda politica soluzioni in grado di convertire le nostre economie verso modelli rispettosi dell’ambiente. L’attenzione verso questi temi è sicuramente cresciuta ma, senza il contributo dei cittadini, qualunque iniziativa è destinata a fallire. Ognuno può fare la propria parte, cambiando le proprie abitudini, ormai insostenibili.

  • La prima sfida è di inquinare di meno;
  • la seconda è quella di gestire in maniera più saggia e strategica i rifiuti, in modo che siano una ricchezza e non un debito da mettere in conto alle prossime generazioni.

Un buon inizio, una azione concreta che possiamo fare a partire da questo momento, è di ridurre il consumo dell’acqua in bottiglia o, ancora meglio, rinunciarvi del tutto. Si può fare, basta un po’ di buona volontà e una genuina attenzione al nostro portafoglio. L’acqua in bottiglia infatti costa molto di più di quella del rubinetto. Basti pensare che che solo una piccolissima parte del prezzo che paghiamo è relativa al prodotto mentre la quasi totalità è relativa al trasporto, al materiale impiegato per la bottiglia, la commercializzazione e la promozione. Insomma: l’acqua pubblica è buona, salutare e costa molto meno. Rinunciare alla plastica è un piccolo gesto che ha però un grande impatto sulle nostre tasche, sulla nostra salute e su quella dei nostri mari e delle nostre città. Diamoci da fare!