Turismo, inquinamento e best practices

L’inquinamento del turismo

Amiamo moltissimo la frase “Viaggiare significa lasciare le nostre impronte sul pianeta”. 
È poetica, ci rimanda a un’idea di condivisione, di vita, di tempo. Ma le nostre sono anche impronte ecologiche. Gli esseri umani che viaggiano lasciano tracce e molte di queste tracce sono rifiuti. 

Il turismo, e di conseguenza l’industria ad esso legata, è percepito come uno dei grandi valori della modernità. Vogliamo muoverci, crescere attraversando Paesi diversi, andare in vacanza al mare quando a casa nostra c’è la neve. Lo riconosciamo come un nostro diritto, come rito di passaggio, e anche come uno degli elementi più importanti per educarci alla diversità. 
Tutto vero, non saremo certo noi a contraddire questa idea.   
Ma l’aspetto dell’impatto ambientale non può più essere secondario. Il cambiamento climatico è reale, i suoi effetti sono sempre più visibili: questo comporta che nessuna nostra azione è immune da modifiche, se vogliamo fare in modo di salvaguardare l’ambiente in cui viviamo.

L’Overtourism come fenomeno. 

Il fenomeno dell’Overtourism è ormai protagonista in moltissime aree del mondo. I luoghi, soprattutto quelli le cui condizioni sono delicate, possono sopportare un massimo di presenza umana, oltre la quale “soffrono”. Quello che soffre non sono solo le strutture costruite dall’uomo e che abbiamo il dovere di preservare per il loro valore artistico e culturarale: soffre soprattutto l’ecosistema, quando ci sono più presenze di quante si possano sopportare. Uluru, la montagna sacra agli aborigeni australiani, è uno di questi esempi. O basta girare per Venezia e Firenze in periodi di sovraffollamento per renderci conto che qualcosa non va. 
Ci stiamo già abituando all’idea che esiste un limite massimo giornaliero che alcuni luoghi possono sopportare. Che sia la barriera corallina o piazza San Marco, che sia un safari in Kenya o la Statua della Libertà, sempre di più dovremo abituarci a considerare con largo anticipo se quel giorno che andremo in viaggio ci sarà posto per noi. Abbiamo iniziato a prenotare mostre e spettacoli con largo anticipo, forse dovremo farlo anche per gli spazi aperti in futuro. 

Che ruolo hanno i turisti nell’accumulo di plastica nelle città 

Lo studio “The carbon footprint of global tourism”, pubblicata su Nature, ci dice che il turismo contribuisce a poco meno del 10% dell’emissione di gas serra. Tendenzialmente il grosso dell’inquinamento turistico è dovuto ai viaggi aerei. Ma non si smette di inquinare quando si atterra, si inquina durante tutta la vacanza, durante tutto il viaggio. 

Il turista, in media, consuma circa 3 o 4 volte più acqua di quando è a casa. Ciò comporta uno spreco di bottiglie di plastica. Immaginate che ogni turista consuma 4 bottigliette da mezzo litro al giorno; una famiglia di 4 persone ne consuma 16; in un anno avremo 5.840 bottiglie consumate da ogni famiglia. Una follia, una follia che possiamo correggere.

Passando al peso reale dell’immondizia, si calcola che un singolo turista produca tra 1 e 2 Kg di rifiuti solidi al giorno, molto di più rispetto alla vita ordinaria di un cittadino qualunque. 

Il concetto di “Travel Responsibly”

Lungi da noi demonizzare i viaggi: siamo certi che non si possa vivere in un mondo nuovo senza la possibilità di spostarsi e conoscere, integrarsi e scoprire. In attesa che l’industria aerospaziale ci permetta di viaggiare senza inquinare, dobbiamo però tutti cercare di comportarci in modo che i nostri viaggi abbiano il minor impatto ambientale possibile, innanzitutto nei Paese che visitiamo (soprattutto quelli più a rischio) e poi per il pianeta tutto. 

L’UWTO (l’Organizzazione Mondiale del Turismo) definisce il turismo sostenibile “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.

Quindi, dobbiamo iniziare a riflettere su un’idea di viaggio responsabile e comportarci di conseguenza. Oltre a studiare le nazioni che andremo a scoprire, oltre a scegliere i costumi che ci stanno meglio da portare al mare, è ora che iniziamo a pensare a quanto possiamo rendere il più possibile innocua la nostra presenza su un territorio che, anche se non familiare, ci appartiene in quanto abitanti del pianeta Terra.

Perché nessuno può tirarsi indietro

Le grandi associazioni, le istituzioni mondiali si stanno muovendo. Certo, molto al rallentatore rispetto all’urgenza che sottolinea la comunità scientifica, ma qualcosa si sta iniziando a vedere. L’Europa è il continente capofila del cambiamento, quello in cui si è visto un cambio di rotta con un’effettiva riduzione delle emissioni negli ultimi anni.

Ma il compito di risolvere il problema riguarda tutti noi, perché il consumo è colettivo; lo spreco, i rifiuti, le cattive abitudini servono solo a peggiorare la situazione mondiale. È necessario un cambio di abitudini che, senza stravolgerci la vita, possano dare una mano all’ambiente che tutti viviamo.

Le buone azioni dei turisti

Ci sono diverse iniziative, tra qui Urban Waste finanziata dall’Unione Europea, che si occupano di incentivare le amministrazioni e i turisti per una gestione del turismo più eco-consapevole se non ancora, del tutto eco-sostenibile. 

Ma in realtà il vademecum se lo dovrebbe dare ogni singolo viaggiatore, cercando di minimizzare il proprio impatto sull’ambiente che andrà a visitare. 

Vediamo in elenco quali sono le buoni abitudini da adottare.

  • Scegliamo il più possibile i mezzi pubblici; ancora meglio, spostiamoci a piedi per tutte le distanze per cui questo è possibile.
  • Studiamo con un po’ di anticipo le abitudini di raccolta differenziata della città o del Paese dove stiamo andando. 
  • Evitiamo lo spreco di risorse, soprattutto in quei paradisi naturali dove l’acqua è un bene raro e prezioso. 
  • Evitiamo imballi e packaging eccessivi nei souvenir che compriamo in giro per il mondo.
  • Mangiamo cose del luogo, rispettando così il più possibile il Km 0. In questo modo impareremo anche di più sul posto che ci ospita, conoscendo la sua cucina. 
  • Se non finiamo il cibo a tavola, facciamoci dare una doggy bag. Avremo uno spuntino e avremo evitato di creare rifiuti organici al ristorante.
  • Evitiamo di usare bottiglie di plastica. Muniamoci di una borraccia, se non abbiamo la nostra, scegliamo un B&B che ce la fornisca, come i Droc Ambassador.